Dinazzano, S. Antonino, Villalunga
La storia della frazione di Dinazzano è strettamente legata alla storia del suo Castello e al controllo delle acque del canale di Secchia.
Ultima modifica 29 novembre 2024
A metà 800 viene aggregato a Casalgrande, ma nel mediovo il Comune di Dinaziano comprendeva anche i territori di S. Antonino e Villalunga.
“E’ una pittoresca villa, parte in colle e parte in piano, fra Casalgrande e S. Antonino, e come Casalgrande è sede di ridenti villeggiature, fra le quali primeggia Villa Carandini, è ricca di cereali d’ogni specie e di viti che producono vini ricercatissimi, e ha pure la propria stazione ferroviaria sulla linea Reggio–Salssuolo. La bella e vasta chiesa, situata sopra di un’amena collina, è a mt. 195 sul livello del mare. Salendo poi sul monte dal lato di S. Antonino trovasi a mt. 211 una sorgente solforosa, chiamata “saldino”.
“Negli anni Trenta c’erano molti filari di viti appoggiate agli olmi, tutti spariti per le ceramiche e l’inquinamento dell’aria”. [Fernando Leonardi]
Corre la voce che sulla torre di Dinazzano siavi una grossa campana, la quale oltre al merito, che ora divide colle agricole artiglierie, di fugare i nembi, sdarebbe anche notevole per arte e per antichità. [Oggi è conservata nella sede storica del municipio di Casalgrande]
- Lo scalo di Dinazzano
E’ iniziato negli anni ‘90 come punto di arrivo per le argille provenienti dalla Germania. Ha rappresentato un’occasione di lavoro anche se ha procurato qualche problema di traffico e di rumori.
Allo scalo di Dinazzano si scaricano ogni giorno da vagoni ferroviari e container quantità enormi di argille e altre marterie prime provenienti dal Sud Italia, da Ucraina, Germania e altr paesi europei. Le argille locali non sono più adatte ai tempi rapidi di preparazione e cottura delle piastrelle d’oggi.
- Sant’Antonino era anticamente assoggettato dunque al Comune di Dinazzano e chi abitava nei pressi del castello aveva il diritto che quando moriva la campana annunciasse la sua morte.
- Villalunga
In tempi più recenti “Villalunga la raccontano nata da una colonia di zingari che si erano fermati lì per l’acqua di Secchia. Per questo quelli di Vilallunga per molto tempo sono stati detti “gli zingari”. Paese di immigrazione dalla montagna, per cui ha avuto una cultura associativa più forte di altre realtà. Frazione piccola, si era tutti amici, e i montanari, immigrati per lavorare in ceramica, arrivati in piccoli gruppi, hanno potuto inserirsi bene.