Nel 2021, sono 438 gli atti intimidatori, di minaccia e violenza (-6% rispetto al 2020, quando furono 465) rivolti nel corso dell’anno contro sindaci, assessori, consiglieri comunali e municipali, amministratori regionali, dipendenti della Pubblica Amministrazione, registrati da Avviso Pubblico in tutto il Paese.
Lo scorso anno è stato il secondo consecutivo in cui si è registrata una flessione negli atti intimidatori emersi su scala nazionale, dopo un triennio (2017 – 2019) in cui i casi censiti annualmente si erano mantenuti ampiamente sopra quota 500. Diminuisce il numero dei Comuni interessati: da 280 a 265. Un calo del 5%. Stabile invece il numero di Province coinvolte: 88, una in meno dell’anno precedente.
Così commenta i dati Roberto Montà, presidente di Avviso Pubblico:
“Gli amministratori locali italiani continuano ad essere sotto tiro in tutte le regioni d’Italia. Fare l’amministratore pubblico, oltre che difficile, sta diventando sempre più pericoloso. Seppure i dati relativi al 2021 facciano registrare un calo nella numerosità degli eventi rispetto al 2020, la situazione resta preoccupante. Le distanze tra Centro-Nord e Sud si stanno progressivamente assottigliando. Si minacciano sia gli amministratori in carica, in particolar modo i Sindaci, sia chi si candida a ricoprire un incarico pubblico. E questo non è un bel segnale per la qualità della nostra democrazia, che già registra un tasso preoccupante di astensionismo oltre che una crescente difficoltà a dare vita a liste di candidati in vista delle elezioni amministrative. Colpisce, inoltre, che nel 2021 un atto intimidatorio su cinque sia stato compiuto in Comuni sciolti per infiltrazione mafiosa, a conferma di quanto il rapporto tra mafia e politica, in particolare nel Mezzogiorno, sia un tema attuale sul quale la politica nazionale, i partiti e i movimenti, non possono concedersi distrazioni.”
In allegato, il testo completo di ‘Amministratori sotto tiro’.