80 anni di 25 Aprile. Il Sindaco Daviddi: "Resistenza fu scelta etica, civile, collettiva, che unì persone diverse per età, fede, provenienza, accomunate da un sogno: un’Italia libera".

Il Primo Cittadino nel suo discorso: "Serve una nuova resistenza: all'indifferenza, all'odio, alla vendetta, alla discriminazione e all'egoismo"

Data :

25 aprile 2025

80 anni di 25 Aprile. Il Sindaco Daviddi: "Resistenza fu scelta etica, civile, collettiva, che unì persone diverse per età, fede, provenienza, accomunate da un sogno: un’Italia libera".
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Descrizione

Di seguito, il testo completo del discorso del Sindaco di Casalgrande, Giuseppe Daviddi in occasione della ricorrenza dell'80esimo anniversario della Festa della Liberazione:

"Autorità civili, militari e religiose, cittadine e cittadini è con profonda emozione e senso di responsabilità che oggi vi porgo il mio più sentito ringraziamento per la vostra presenza in questa giornata così importante.

 Un ringraziamento alla Mikrokosmos Orchestra e al Coro Spallanzani.

Celebrare insieme gli 80 anni della Liberazione significa rinnovare un impegno collettivo verso la memoria, la democrazia e la libertà, valori fondanti della nostra Repubblica.

Un grazie particolare va all’Associazione Alpini, all’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, all’Associazione Nazionale Partigiani Cristiani, alle Associazioni di volontariato e a tutte le realtà del nostro territorio che, ogni giorno, con impegno e dedizione, tengono viva la memoria e i valori della Resistenza e della Costituzione. La vostra presenza è il segno concreto di una comunità unita nel ricordo e nella difesa della libertà, della democrazia e della pace.

Il 25 aprile 1945 non è solo una data storica: è il frutto del coraggio e del sacrificio di migliaia di donne e uomini, che hanno scelto di opporsi all’oppressione nazifascista, alla violenza, all’ingiustizia.

 Ricordiamo i partigiani, che combatterono nelle montagne, nei boschi, nelle città, spesso a mani nude ma con il cuore armato di ideali.

Ricordiamo le staffette partigiane, donne spesso giovanissime, che misero a rischio la propria vita per portare informazioni, viveri, cure, e tenere vivo il filo della speranza. Furono il volto silenzioso ma essenziale della Resistenza.

 Anche qui, a Casalgrande, la Resistenza ha avuto volti e storie che non possiamo dimenticare.

Ricordiamo Fausto Abati, partigiano della 76ª Brigata SAP, fucilato a Villa Cadè il 9 febbraio 1945. Ricordiamo Bartolomeo Bettuzzi, comandante della Brigata “Scarabelli”, caduto in combattimento a Fogliano di Maranello il 19 gennaio 1945. E ancora Adelmo Franceschini, partigiano della 76ª Brigata SAP, ucciso a San Donnino di Liguria il 22 aprile 1945.  Questi sono solo alcuni dei nomi che onoriamo oggi, ma sono tanti altri i nostri concittadini che hanno dato la vita per la libertà.

Ricordiamo anche gli Internati Militari Italiani, come Mario Rossi, Lepido Cassinadri, Ugo Bursi soldati di Casalgrande, che furono catturati e deportati perché si rifiutarono di aderire alla Repubblica Sociale. Come Mario, Lepido e Ugo, altre centinaia di migliaia di italiani fecero una scelta di resistenza morale: preferirono la prigionia alla vergogna della complicità. La loro testimonianza è parte viva della nostra Liberazione. Anche loro furono partigiani: partigiani senza armi, ma con una fermezza morale incrollabile.

 La Resistenza non fu solo una lotta armata. Fu una scelta etica, civile, collettiva, che unì persone diverse per età, fede, provenienza, accomunate da un sogno: un’Italia libera. E da quel sogno è nata la nostra Costituzione, che ancora oggi ci guida.

Come ci ricordava il Presidente Sandro Pertini: “Dietro ogni articolo della Carta Costituzionale stanno centinaia di giovani morti nella Resistenza. Quindi la Repubblica è una conquista nostra e dobbiamo difenderla, costi quel che costi.”

E ancora: “Tutte le idee vanno rispettate. Il fascismo, no. Non è un’idea. È la morte di tutte le idee.”

Queste parole ci richiamano a una verità fondamentale: l’antifascismo non è un’opinione. È il fondamento della nostra Repubblica. È la base della nostra convivenza, della nostra libertà, del nostro futuro.

La Costituzione non è solo un insieme di articoli: è una conquista pagata con la vita da centinaia di giovani. Ogni suo comma, ogni suo principio affonda le radici nella sofferenza e nel coraggio di chi ha combattuto per darci un’Italia libera, democratica, solidale.

Ma oggi, a ottant’anni di distanza, dobbiamo chiederci: abbiamo imparato la lezione della storia?

Purtroppo, ancora oggi, la pace è lontana. Tanti parlano di pace, ma chi ha davvero il potere di fermare le guerre troppo spesso non ascolta. Perché prevalgono ancora gli interessi economici, strategici, geopolitici, politici anziché la voce dei popoli, dei diritti umani, della giustizia. Ogni popolo ha diritto al proprio territorio, alla propria identità, alla propria autodeterminazione. E le armi non sono mai la soluzione ai conflitti: più ci si arma, più si entra in un vortice infernale che propone la guerra come unica risposta a qualunque male. Ma la vera sfida, oggi come allora, è un’altra: ci vuole molto più coraggio a fare la pace che a fare la guerra.

E allora, oggi più che mai, il 25 aprile ci interpella. Ci chiede di non restare spettatori. Ci chiede di resistere anche noi.

Resistere all’indifferenza, all’odio, alla vendetta, alla discriminazione, all’esclusione, all’egoismo. Resistere ogni giorno, nelle parole che usiamo, nelle scelte che facciamo, nei valori che trasmettiamo ai nostri figli. Resistere scegliendo l’inclusione, la solidarietà e l’amore invece della paura.

E anche oggi, lasciamo che sia ancora il nostro passato a guidarci con la sua chiarezza morale: L’insidia più grande per un uomo politico è quella di innamorarsi del potere. La nostra democrazia va difesa non solo dalle grandi minacce esterne, ma anche da quelle interne: il cinismo, la rassegnazione, l’egoismo, la smemoratezza.

Per questo il 25 aprile non è solo un giorno di memoria. È un giorno di impegno. È un giorno di scelta. Noi abbiamo ricevuto un’eredità preziosa: la libertà. Tocca a noi difenderla, rinnovarla, custodirla.

In conclusione, voglio ricordare Papa Francesco, che si è sempre battuto per i valori della giustizia, della solidarietà e della pace, gli stessi valori che animarono la Resistenza. Se fosse ancora tra noi, non avrebbe voluto una celebrazione sobria, ma avrebbe voluto che il messaggio del 25 aprile risuonasse forte, come un grido di pace e speranza, capace di farsi sentire in ogni angolo del mondo.

 Viva il 25 Aprile. Viva la Resistenza. Viva L’Antifascismo. Viva la Costituzione. Viva la Repubblica.             

 Grazie".

Ultimo aggiornamento: 25 aprile 2025, 13:41

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